Si fa spazio nell'occhio, a formarsi fino a prendere tutta l'acqua che la crea e a divenire così pesante da non riuscire più a stare.
Allora si appresta a scendere partendo da quell'incavo che la forma e parte a scivolare.
Prima lenta poi sempre più veloce spinta dalla gravità che la porta in basso quasi a voler sgravare -del peso del sentire- il corpo e passarlo alla terra.
Scorre veloce in un istante è già diventata acqua nell'acqua che scompare da sola, o da mano veloce che si appresta a nasconderla ad asciugarla.
Poi se il pianto irrompe ne scendono altre le prime nello stesso percorso già segnato, le altre immediate a fiumi scorrono nelle guance fino alla fine del volto accumulate.
Lacrime dolci e calde sanno di acqua, sanno di mare sanno di un sentire ancestrale che mi lega alla terra al mio essere, alla mia essenza al mio sapere di non potere se non con le lacrime - Liberarmi.