Assisa, le gambe d'avorio fine Incrocia sull'intarsio dello scanno Ove l'onice si sposa con l'oro Sotto l'abbraccio di rare volute;
Poi, tra i piedi, contro il nero confine Delle unghie smaltate, l'ingenuo inganno Dardeggia di un loto, vago ristoro Nel freddo amplesso di gemme perdute.
Cos'ì si offende, nel vergine seno, Anche il segno tatuato di un contorto Serpente d'ebano, quasi rovente
Marchio tra efelidi ambrato veleno Di un vortice insonne nel drappo smorto Di aspri bagliori del giorno morente.